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Quando gli inizi dei temporali li sentivamo insieme, e avevano un senso


Ogni tanto mi immagino su di una piccola barca da pesca, in mezzo ad un lago. Il lago non è troppo grande, riesco a vedere bene tutti i suoi contorni di un verde acceso, come di solito nessuna vegetazione spontanea è. Io mi sdraio sul fondo di questa barchetta di legno e inizio ad osservare il cielo. Sento le ondine sbattere contro lo scafo e avverto dei suoni strani attraverso il legno ispessito della mia vecchia barca. I suoni sono ovattati e a stento riconosco la differenza tra quelli che vengono dalla superficie e quelli che vengono da sotto l’acqua.

Io ho un vestito di lino bianco, di quelli che lasciano a l’aria la possibilità di baciare la pelle, i miei piedi sono scalzi e le dita puntano verso l’alto, i miei capelli sono sciolti e mi avvolgono. Il cielo è azzurro e luminoso, ma il sole non lo vedo. Piccole nuvole popolano la porzione di mondo che vedo sopra di me, sono bianche come il mio vestito e alcune hanno delle forme strane, un coniglio, una mano, un cuore.

Ad un tratto una nuvola più grande prende spazio, è di un colore diverso, sul grigio.

Iniziano a cadere piano gocce di una rotondità perfetta. Io mi concentro, assistere all’inizio di un temporale è quasi un miracolo. Poter essere ancora capaci di discernere una goccia dall’altra. Cadono e si immergono nell’acqua dolce. Alcune gocce cadono pure su di me, sulla fronte, sul petto, sulle gambe. Mi scivolano sulla pelle e scompaiono nel legno della barca.

Ogni tanto socchiudo gli occhi perché le vedo atterrare come frecce su di me, diventano sempre più frequenti e perdo il conto, sempre di più. Io mi bagno, il mio vestito si bagna, i miei capelli. Il lago si riempie di ondine concentriche, una per ognuna delle milioni di gocce che piombano giù, e si propagano moltiplicandosi.

E poi io inizio a ridere, a ridere come non facevo da tempo. Rido con gli occhi, rido con la mente, rido con la bocca, rido con il corpo e sento che quello che mi sta accadendo è meraviglioso.

Poi ritorno in me.

E l’unica cosa che so è che una consapevolezza me l'hai lasciata.

Non puoi scegliere chi amare, è vero, ma forse puoi scegliere da chi farti amare.




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