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IL BARATTOLO DELL'AMICIZIA

 

 

to Elisa:

<<Avevamo sei anni e già sapevamo cosa sarebbe stato della nostra vita. Avevamo programmato ogni cosa, ricordi? Sapevamo già che lavoro avremmo fatto, io veterinario e tu avvocato. Avevamo deciso che la casa gialla col tetto spiovente, che era alla Scogliera, proprio a due metri dal mare, sarebbe stata la nostra. Ogni giorno andavamo in perlustrazione a vedere a che punto erano le trattative di vendita. Avevamo programmato ogni viaggio e vacanza, per i nostri venticinque anni futuri. Tutto era così semplice, in nostra mano. Ogni cambiamento di rotta avrebbe dovuto prima passare il vaglia di entrambe. Un pomeriggio sei venuta a casa mia e con un sorriso che non scorderò mai mi hai mostrato cosa avevi nella borsa. Era un barattolo. Vuoto e pulito. Uno di quelli panciuti e trasparenti, col tappo a quadretti bianchi e rosa. Uno dei vasetti che tua madre usava per le marmellate. Mi hai detto che l’avevi rubato dalla dispensa. – Figurati, Manu, non se ne accorgerà mai. Ne ha un milioni uguali.- me l’hai detto ridendo. Poi mi hai spiegato cosa dovevamo fare. Inventarci un alfabeto, ogni lettera una figura, e scrivere, nero su bianco, il nostro patto. L’hai chiamato “patto d’amicizia”. Mi hai dettato quello che dovevo scrivere, i nostri diritti come amiche e i nostri doveri nei confronti l’una dell’altra, come sorelle. Tu avevi quei capelli così lunghi, ricordo che facevi volare il barattolo, tenendolo per mano, davanti alla finestra. Volevi stampare sul muro tutti i riflessi che col sole faceva il vetro. Era magico, ti dissi, e avrebbe dovuto contenere per sempre il nostro patto. Così andammo dietro il nostro palazzo dove l’erba era ancora alta e crescevano gli alberi di mandorlo. Tutto ancora immacolato lì. La campagna iniziava a ritirarsi davanti al potere del cemento, ma noi questo ancora non potevamo immaginarlo. Iniziasti a scavare con le mani, mentre io mettevo il foglio dentro il barattolo, arrotolandolo. Il vetro era liscio e fresco e ho pensato che là dentro il nostro patto d’amicizia sarebbe stato al sicuro. Poi l’ho lasciato a te. Tu l’hai poggiato infondo alla buca. Così hai detto: -Ora è ufficiale. Noi non ci separeremo mai!- Ci siamo strette le mani sporche di terra, proprio sopra il barattalo che dal fondo ci guardava per l’ultima volta. Aveva contenuto marmellate per una vita; forse, se non fosse stato per te Elisa, avrebbe continuato a farlo tutt’oggi. Oppure, in un attimo di distrazione, sarebbe finito per terra ridotto in mille pezzi. Grazie alla nostra amicizia, invece, per il resto dei tempi, avrebbe contenuto il nostro patto scritto e firmato. Nella vita le cose non sono andate come ce le immaginavamo e non abbiamo rispettato nessun punto di quel contratto, eppure mi domando se quel barattolo esista ancora. Te lo sei mai chiesta?>>

to me:

<< No, non mi ricordavo più. Ma adesso che ci penso non è vero che non abbiamo rispettato nessun punto. La nostra amicizia è rimasta forte, fortissima. E questo era il punto uno. La casa gialla ci aspetta ancora: sai ho saputo che è senza proprietario di nuovo. La compreremo noi al Comune, perché è diventata proprietà del Comune adesso, e ci andremo a vivere.>>

to Elisa:

<<E che mi dici dei nostri lavori? Tu non sei un avvocato e io non sono un veterinario..>>

to me:

<< Ti dico che scrivendo potrai essere ciò che vuoi, anche un veterinario. Ti dico che io non sarò mai un avvocato, no. Ma sai quanti ne potrò fare nascere o crescere bene o salvare, da medico. Chi lo sa..>>

to Elisa:

<< E per il resto: i viaggi, le nostre mete obbligate, le nostre…Non so vorrei che mi fermassi, ma tramite mail è impossibile>>

to me:

<< Manu, fermati!! Cosa importa dei viaggi, delle mete obbligate…noi abbiamo rispettato il punto uno, il resto non conta!>>

to Elisa:

<< Il resto dov’è ora?>>

to me:

<< Forse si è perso nel tempo, insieme al barattolo.>>

M.D.Q.

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